Ufficio di pastorale familiare e degli adulti
Ufficio di pastorale familiare e degli adulti

Togliete la pietra!

‘Togliete la Pietra …… Lazzaro vieni fuori! ……Liberatelo e lasciatelo andare’ .

Queste parole sono risuonate in modo forte il 10 e 11 Marzo a Gaiato di Modena presso il Centro Tabor, durante gli esercizi spirituali proposti dall’Ufficio di Pastorale Familiare diocesano. Incamminati verso la Pasqua, Don Alessandro Ravazzini ha introdotto i presenti, con le sue riflessioni, a Betania, casa dell’amicizia, ma anche casa dell’afflizione, casa del dolore, casa del povero; in ogni caso, luogo che è stato lo scenario di importanti episodi della vita di Gesù, con la famiglia di Lazzaro, Marta e Maria. Qui sono stati compiuti segni e gesti che possono dare una risposta e un senso ad alcune delle domande fondamentali per gli uomini di ogni tempo: perché la morte? Perché continuiamo a morire? Perché bisogna attraversare l’afflizione? Perché il limite? Queste stesse domande si poneva anche Madeleine Delbrel, mistica e scrittrice francese del secolo scorso, da giovane radicalmente atea, poi convertita al cristianesimo e oggi proclamata venerabile da papa Francesco, che ha accompagnato con alcuni dei suoi scritti le riflessioni di questi giorni. A queste domande si è provato a dare risposta; o meglio, si è provato a dare una chiave di lettura. E così si è constatato che la vita è sempre segnata dal limite; la vita ti prepara, con il suo scorrere degli eventi, con tante piccole sofferenze quotidiane, al limite ultimo, cioè alla morte, luogo dell’incontro definitivo con Dio. L’essere umano a volte vorrebbe cancellare il limite. Con l’episodio accaduto a Betania, Gesù non cancella la morte; Gesù piuttosto ci invita e ci chiede di permettere alla resurrezione di entrare nella nostra vita, nella nostra casa; di permettere all’eternità di abitare il nostro limite. Gesù dice ad ognuno: Tu non sei il tuo limite; Togliete la pietra, Vieni Fuori! Esci da questa grotta, Esci dalla tua depressione, perchè non è lì il tuo posto.

Toccante è stata poi una seconda riflessione, introdotta dalla visione di uno stralcio del film “Departures”, che ha dato lo spunto per una meditazione sul tema della morte; in modo particolare, su come questo momento sacro, vissuto nel dolore sì, ma con la massima cura e rispetto verso anche il corpo senza vita di un nostro caro, possa diventare momento di luce e di risurrezione, capace di sanare le nostre ferite. In questo scenario è stato letto l’episodio dell’unzione di Betania, dove Maria rompe un vaso di olio prezioso, “sprecandolo” per ungere e bagnare i piedi di Gesù, ed il profumo di quell’olio invade tutto l’ambiente circostante. L’abbondanza di quell’olio, versato senza fare calcoli rimanda alla dimensione della vita donata senza misura, solo per amore, fino alla morte: Gesù ripeterà lo stesso gesto che Maria di Magdala ha compiuto su di lui, nell’ultima cena quando lava i piedi degli apostoli e questo gesto diventa preludio alla Pasqua di Resurrezione. Questo modo di vivere la nostra vita, chiaramente può urtare anche le nostre famiglie, così abituate a fare calcoli, ma allo stesso tempo anche così abituate a “sprecare” le proprie energie e le proprie forze per amore dell’altro, marito/moglie, figli. Così, durante le condivisioni finali dei partecipanti, sono risuonate più che mai opportune e consolanti alcune delle parole di Papa Francesco contenute nell’Evangelii Gaudium: A volte sentiamo la tentazione di essere cristiani mantenendo una prudente distanza dalle piaghe del Signore, ma Gesù vuole che tocchiamo la miseria umana, che tocchiamo la carne sofferente degli altri […] Il dono di noi stessi è necessario… ma lasciamo che sia Lui a rendere fecondi i nostri sforzi come pare a Lui. […] non c’è maggior libertà che quella di lasciarsi portare dallo Spirito, rinunciando a calcolare e controllare tutto, e permettere che Egli ci illumini, ci guidi, ci orienti, ci spinga dove lui desidera. Questo si chiama essere misteriosamente fecondi!

Lilia e Michele Fiaccadori