Penso che l’esortazione apostolica del nostro Papa Francesco: Amoris Laetitia, per tanti aspetti sia appunto una esortazione a fare si che la famiglia in quanto tale diventi sempre di più soggetto di evangelizzazione.
C’è ancora nella nostra chiesa un atteggiamento che non aiuta al riconoscimento della famiglia come evangelizzatrice in quanto tale. Pensiamo che magari la moglie possa essere una buona catechista o una brava cuoca, il marito possa occuparsi del consiglio affari economici, dell’allestimento della sagra, ecc. ma non abbiamo ancora compreso che la evangelizzazione più preziosa che può portare una famiglia è nel suo essere famiglia cristiana.
E’ nel dare la vita ogni giorno per la propria sposa, è nel morire per i propri figli, è nel consumarsi per i propri anziani. Questa è la testimonianza che siamo chiamati a dare.
Dobbiamo riscoprire e valorizzare la presenza della famiglia nella sua unità. È la famiglia che può testimoniare la bellezza di essere icona della trinità
Siamo chiamati a testimoniare la carità di Cristo a partire dalle relazioni famigliari nei confronti delle nostre spose o sposi, nel dare la vita per esse ogni giorno nella buona e nella cattiva sorte, nella salute o nella malattia, nella fedeltà che, a volte, diventa sacrificio quotidiano.
E poi siamo chiamati ad aprirci perché sappiamo bene che la nostra famiglia sono tutti i figli di Dio; e qui i modi sono tantissimi. Ma siamo chiamati ad aprirci come famiglia non come singoli.
Nell’esperienza di Casa Betania di Albinea abbiamo cercato di fare questo
Casa Betania è nata dal desiderio della Comunità Parrocchiale di Albinea di evangelizzare non solo a parole. E’ nata dal desiderio di rendere credibile il vangelo che annunciamo. Non è un’opera sociale; è un strumento della comunità cristiana per annunciare l’amore di Dio per tutte le creature ed i particolare le più fragili attraverso le famiglie della comunità.
Casa Betania è nata con l’intento di essere una Famiglia per chi non ha famiglia. Una delle più grandi povertà della nostra società è la solitudine.
Casa Betania infatti nasce con il desiderio di accogliere non solo i “poveri tradizionali” ma anche i poveri di affetto, di vicinanza.
La Chiesa è come un corpo, ci dice san Paolo, le membra più sofferenti sono quelle alle quali dobbiamo maggiore attenzione, maggiore cura e rispetto.
E’ compito essenziale della Chiesa annunciare il Vangelo con la Parola, con i sacramenti e con la testimonianza di vita. “Vi riconosceranno dall’amore che avrete gli uni per gli altri”, ha detto Gesù.
La caratteristica principale della nostra esperienza è appunto la presenza della famiglia in quanto tale. Sono le famiglie a turnarsi per tre mesi per venire in casa con il compito di custodirla. Sono le famiglie a prendersi un ospite bisogno e fare loro da “Angeli custodi”; sono le famiglie a turnarsi per venire a cucinare per tutti il sabato e la domenica.
Che non vuole dire assenza di discussioni; non vuole dire pensare tutti allo stesso modo.
Vuole dire: mettere al centro la debolezza; muoverci per andare a cercare le persone che soffrono, che sono sole, che attraversano difficoltà.
Siamo grati al Signore perché nonostante le difficoltà continua a “perseguitarci” con la sua provvidenza: soprattutto grazie alle persone che continuano fedelmente il loro servizio amorevole e disinteressato.
Annamaria e Beppe Bigi