Ufficio di pastorale familiare e degli adulti
Ufficio di pastorale familiare e degli adulti

Note per la ripresa … alcuni spunti di rilessione

Ascolta Israele (Dt 5,1)

Il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo (Gn 28,16)

Come abbiamo tentato di fare negli articoli di maggio-giugno proviamo a raccogliere alcune cose che la quarantena ha messo in luce e che possono orientare l’accompagnamento o la riflessione per ciò che riguarda le famiglie e gli adulti nella ripresa dell’anno pastorale.

La prima cosa che possiamo tenere presente (anche se può essere scontato dirlo) è proprio l’anno liturgico: i tempi liturgici sono anzitutto tempi esistenziali e ne abbiamo fatto esperienza anche durante il lockdown; essi ci rimandano a dimensioni profonde e permanenti della nostra esistenza: l’attesa, l’incarnazione, la conversione, la morte e la resurrezione, la crescita nella quotidianità… Nell’anno liturgico, nella domenica (Pasqua settimanale) e nella Parola del giorno c’è già tanto… o forse tutto.

La liturgia accompagna e nutre la nostra vita, al tempo stesso ciò che viviamo può aiutarci a comprendere meglio ciò che celebriamo. Dio infatti parla nella storia, passa e opera sempre, egli semina nella nostra vita così com’è, anche lì dove noi non semineremmo o dove non lo cercheremmo.

Proviamo allora a educarci all’ascolto: ascoltare significa mettere al centro non noi stessi con i nostri programmi, ma la vita accolta; non l’organizzazione, ma il tentativo di leggere nella fede ciò che accade… insomma, una Chiesa che, come ci narrano gli Atti, cresce più attraverso le sfide e le crisi che attraverso piani pastorali.

Forse, pur nella responsabilità che la guida di una comunità richiede, siamo invitati a stare nell’oggi, nel qui ed ora, non per attendere inerti il tempo in cui le cose torneranno alla normalità e poter schiacciare di nuovo “play”, ma per riconoscere l’azione dello Spirito: piuttosto che sperare di riprendere tutto come prima o di recuperare il tempo perso, approfittiamone per riprendere insieme la domanda “cosa il Signore ci ha detto?” e per tentare qualche strada nuova.

Dobbiamo e possiamo ripartire dal piccolo contro le logiche dei numeri, della pianificazione delle iniziative e della prestazione.

Forse nel periodo di grande vulnerabilità e fragilità rappresentato dalla minaccia e dalla realtà del Coronavirus abbiamo più che mai sperimentato quanto fosse necessario e anche possibile abbandonarsi fiduciosi al Padre, e abbiamo imparato a pregare gli uni per gli altri. La preghiera, la viva relazione col Signore, ci ha mantenuto in vita e ci ha legati in una profonda comunione, tra noi e con tutti gli uomini. Allora l’essenziale nelle nostre comunità può diventare la preghiera, come fondamento di ogni azione e iniziativa pastorale; il nostro interesse forse consisterà più di ogni altra cosa nell’avviare cammini di rilancio e sostegno alla vita nello spirito in seno alle nostre comunità, riunite anzitutto per spezzare il pane della Parola e dell’Eucarestia.

Con il coronavirus anche gli uomini lontani dalla fede sono stati portati a ricercare il senso della loro esistenza, della sofferenza; in molti casi hanno aperto gli occhi sulle relazioni che abitavano la loro vita, sulle loro povertà e ricchezze e hanno partecipato agli appuntamenti di preghiera proposti da Papa Francesco, dalla Chiesa tutta. La Chiesa ha accresciuto il suo grembo di madre: chissà quanti hanno incontrato il Signore in questo tempo di sciagura e grazia. La Chiesa si è scoperta esistere non per se stessa, ma perché tutta l’umanità sia riportata a Cristo, a Dio. Allora l’evangelizzazione, l’annuncio di salvezza è ciò che pare più che mai urgente… e qualcosa possiamo rivedere.

La Pandemia è stato un tempo rivelativo, ha messo in luce ciò che siamo, a livello personale, relazionale e anche a livello pastorale e comunitario. Un invito a rileggersi e a fare discernimento, nella consapevolezza di essere in untempo in cui possiamo permetterci qualche cambiamento. Tutto infatti per un po’ è saltato e ora va comunque rivisto; possiamo permetterci di osare, di tentare strade che avevamo già intuito o anche di essere attenti a quelle dimensioni che questo tempo ha messo in luce sia come povertà sia come ricchezze o germogli: l’importanza delle relazioni, una fede vissuta più in casa, la necessità di parlare linguaggi diversi e comprensibili, l’attenzione alle nuove povertà e alle fatiche relazionali, l’aridità di certi percorsi o l’affaticamento prodotto da certe strutture, programmazioni o tradizioni parrocchiali …

Questo non significa che non c’è da salvare nulla di ciò che si faceva prima e nemmeno che dobbiamo avere la pretesa di smantellare in pochi mesi impostazioni o mentalità ben radicate.

Sicuramente l’essere “costretti” a fare cose diverse già in questa estate ha mosso una certa creatività. Spesso funziona così: si sperimenta una proposta diversa, si riconosce qualche piccolo frutto e si rilancia … come costruire una piccola collana di perle: una perlina alla volta scegliendo i colori in base a quelli precedenti.

Non abbiamo quindi né proposte particolari né ricette, crediamo sia bene che le nostre comunità anche a gruppetti si diano un po’ di tempo per l’ascolto. Non si cambia davvero se non cogliamo il senso profondo di quello che viviamo o senza uno sguardo di fede.

Suggeriamo allora ALCUNI TESTI E ALCUNE PROVOCAZIONI PER AIUTARE LE NOSTRE COMUNITÀ A LEGGERSI, nella consapevolezza che il pane quotidiano della Parola sarebbe sufficiente.

Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande». Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi. (Mt 7, 24-29)  
  • In questo tempo cosa ha tenuto e cosa è crollato? Cosa si è dimostrato solido, maturo e cosa invece si è rivelato fragile o non essenziale?
  • Questo tempo può essere un’opportunità per smarcarsi da falsi bisogni e per iniziare a costruire più sulla roccia?
  • Quanto le nostre proposte o i nostri cammini hanno al centro l’ascolto della Parola e quanto si traducono in scelte, in atteggiamenti e stili di vita?
Ascoltate la parola del Signore, capi di Sòdoma;
prestate orecchio all’insegnamento del nostro Dio, popolo di Gomorra!
«Perché mi offrite i vostri sacrifici senza numero?- dice il Signore.
Sono sazio degli olocausti di montoni e del grasso di pingui vitelli.
Il sangue di tori e di agnelli e di capri io non lo gradisco.
Quando venite a presentarvi a me, chi richiede a voi questo:
che veniate a calpestare i miei atri?
Smettete di presentare offerte inutili; l’incenso per me è un abominio,
i noviluni, i sabati e le assemblee sacre: non posso sopportare delitto e solennità.
Io detesto i vostri noviluni e le vostre feste;
per me sono un peso, sono stanco di sopportarli.
Quando stendete le mani, io distolgo gli occhi da voi.
Anche se moltiplicaste le preghiere, io non ascolterei: le vostre mani grondano sangue.
Lavatevi, purificatevi, allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni.
Cessate di fare il male, imparate a fare il bene,
cercate la giustizia, soccorrete l’oppresso,
rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova». (Is 1,10-17)
  • Tra tutte le cose che facciamo o per le quali investiamo risorse, cosa è davvero essenziale?
  • Cosa dà verità alle nostre celebrazioni?
  • Cosa sta dicendo questo tempo delle (o alle) nostre liturgie?
Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta». (Lc 10,38-42)  
  • Forse anche le nostre comunità hanno bisogno di un processo di umanizzazione nei tempi, nel modo di vivere le relazioni e il servizio. Cosa non può venire meno? In cosa invece si può rallentare? Come curare l’ascolto e le relazioni?
  • Siamo consapevoli che nelle nostre comunità il più delle volte non manca la disponibilità al sevizio concreto. Come possiamo fare perché attraverso il servizio le persone si avvicinino all’ascolto della Parola, incontrino il Signore, anziché esserne distolti? Come evitare la tentazione o l’illusione di aver raggiunto un posto o un ruolo, ma rimanere attenti a “scegliere la parte migliore”?
  • Come rendere il nostro annuncio sempre più “feriale”, come lasciare spazio all’imprevisto o a ciò che ci sprogramma un po’ (compreso questo tempo) trasformandolo in un’occasione?
  • Alla preghiera e alla vita spirituale abbiamo bisogno di essere introdotti.

Come la nostra comunità accompagna le persone nella maturazione di una vita spirituale?

  • Cosa intendiamo con l’espressione “Chiesa domestica”? Forse l’abbiamo usata in modo riduttivo pensando alle preghiere che hanno sostituito la messa domenicale, ma la famiglia conosce ben altra liturgia e gli sposi vanno accompagnati nello scoprire la ricchezza e la dignità di ciò che già vivono. Come sostenere le famiglie nello scoprire la loro vocazione battesimale e sponsale?
Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: «Pace a questa casa!». Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. (Lc 10,1-7)  

Una Chiesa che non esiste per se stessa, che non si esaurisce in incontri e percorsi standardizzati, che non è un gruppo di persone che stanno bene insieme in un certo luogo; una Chiesa dentro all’umanità a servizio della speranza di tutti; una Chiesa dentro le case.

  • Quale immagine di Chiesa ha fatto emergere il tempo che abbiamo vissuto?
  • Come la nostra comunità si è fatta prossima? Come ha continuato a vivere nelle case?
«Sappia dunque con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso!». All’udir tutto questo si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?». E Pietro disse: «Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo. Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro». Con molte altre parole li scongiurava e li esortava: «Salvatevi da questa generazione perversa». Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno si unirono a loro circa tremila persone. (At 2,36-41)  
  • “… si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?».” Da cosa parte l’esperienza cristiana, l’esperienza di salvezza?
  • Le nostre iniziative pastorali quali obiettivi si pongono?
  • “Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo”. Quanto nelle nostre comunità rendiamo possibile incontrare il Signore attraverso la Riconciliazione? Quanto conosciamo dello Spirito Santo?
  • Quali sono i criteri per il discernimento pastorale? Crediamo nell’azione dello Spirito?
  • In un’epoca in cui la nostra Chiesa conosce difficoltà, cali numerici e scandali, come poter stare nel mondo e risplendere portando l’annuncio di salvezza?

Infine consigliamo di leggere il quarto capitolo del sussidio “Nelle fratture nuovi germogli” appena presentato dall’Ufficio Catechistico diocesano: “Riconoscere e valorizzare la centralità della famiglia”.