…per le comunità cristiane …accompagnare il cammino di amore dei fidanzati è un bene per loro stesse.
Papa Francesco – Amoris Laetitia [207]
Massimo 5 minuti
Oggi, ringraziando Dio, percorsi validi ed efficaci per coppie di fidanzati o giovani sposi non mancano nella Chiesa! Ovviamente ogni percorso ha note sue proprie, caratteristiche che lo contraddistinguono dagli altri percorsi, ugualmente validi e significativi. Nelle poche righe che seguono provo a delineare quelli che sono, secondo me, i tratti salienti di “Essere Coppia, Essere Fraternità” (ECEF) visti dalla prospettiva particolare di chi è l’unico, tra gli oltre cinquanta partecipanti, a non vivere una vita di coppia, con la consapevolezza però di portare una ricchezza, ricevuta senza alcun merito: essere frate francescano.
La prima caratteristica è incastonata nel nome: fraternità. ECEF ha attraversato varie fasi nel corso della sua storia ormai ultraventennale, ma tutte queste sono avvenute in un convento: è nata in convento di cappuccini su intuizione di fra Adriano Parenti, un frate dal cuore grande e dalla potente organizzazione; è cresciuta in un convento, con l’apporto di tanti fratelli dell’OFS; si è sviluppata in un convento con il contributo di tante coppie, non tutte “istituzionalmente” francescane ma tutte fortemente legate all’esperienza di Francesco. Questo tratto ha fatto sì che anche l’equipe rispecchiasse la dinamica fraterna: se si chiede a una qualsiasi delle coppie partecipanti chi è il “leader”, il capo del corso, dubito che qualcuno saprebbe rispondere, anche perché di fatto non c’è un leader solo al comando. C’è invece una nutrita equipe di una mezza dozzina abbondante di coppie che si aiutano e insieme pensano e ripensano al percorso. Certamente c’è chi è più impegnato di altri perché ha più tempo da mettere a disposizione; chiaramente ci sono coordinatori e referenti che mettono in fila le cose e si occupano della parte organizzativa; ma nessuno dell’equipe ha il diritto di mettere l’ultima parola. Infatti, chi introduce l’argomento della serata e chi prepara e guida la preghiera cambia ad ogni incontro.
Tante voci, nessuna predominante, men che meno quella del frate. Questa seconda caratteristica è quella che più mi ha colpito. Come già accennato, ogni incontro inizia con un momento di preghiera (significativamente preparato non dal frate ma da una coppia laica), prosegue con un’introduzione al tema proposta da un’altra coppia a cui segue l’intervento del frate assistente. Vedendo una struttura così “nutrita” le prime volte ho domandato quanto dovesse essere lungo il mio intervento: «massimo 5 minuti, per favore». Normalmente noi preti e frati facciamo la parte del leone, insegniamo, alle volte pontifichiamo, su ogni tema. Ad ECEF non è così, e meno male… Meno male perché i laici sono responsabilizzati (finalmente), e meno male perché altrimenti io avrei dovuto parlare di argomenti di cui non so nulla, come spesso ci viene chiesto: cosa ne so io della pianificazione di una famiglia, di cosa vuol dire vivere con un’altra persona scelta per la propria vita, dell’accudimento dei figli?
E allora cosa porta un frate? Credo che siano due le caratteristiche che un frate possa portare, o almeno queste sono quelle che io ho cercato di trasmettere: la prima è il dono della consacrazione. Se una famiglia insegna a noi consacrati la concretezza dell’amore vissuto in una coppia, un consacrato può e deve mostrare un Amore “oltre”, per cui tutto non si risolve qui, e che anche le fatiche e i dolori non sono da assolutizzare, ma da guardare in una prospettiva più ampia, sotto il segno dell’amore di Dio. La seconda cosa che, come frate, posso donare è la mia esperienza di fraternità. Non so come si crescono figli, ma so cosa vuol dire convivere tra persone adulte di età differenti che non si sono scelte, e che sono state donate l’uno all’altro perché hanno abbracciato la medesima forma di vita, quella sulle orme di Gesù indicata da Francesco. Non so cosa vuol dire pianificare un budget familiare, ma posso portare come cerchiamo di vivere l’esperienza della povertà, con tutti i nostri limiti. Non conosco gli screzi e gli scazzi della vita di coppia, ma conosco bene quelli tra noi frati (e vi garantisco che non hanno nulla da invidiare ai vostri). In questo modo penso ci si possa far forza insieme, vedendosi tutti fragili, ma tutti nella stessa strada verso Gesù, solo con modalità differenti.
Infine, una terza caratteristica di ECEF, ed è il “valore aggiunto” che tante coppie hanno riconosciuto, è il grande spazio che viene lasciato prima al confronto all’interno della coppia, e poi tra coppie di età simili. Di fatto nessuno può insegnare l’amore, se non chi ama. E ogni discorso sull’amore rischia di restare generico, astratto, se non viene calato nel concreto specifico che ogni coppia vive e che può riconoscere nel confronto e nel dialogo aperto, accogliente e sincero.
Probabilmente ci sono altri tratti propri di ECEF che meriterebbero di essere presentati; questi sono quelli che a me hanno colpito nei tre anni vissuti insieme, anni ricchi di incontri e di cammino, a volte bello e a volte faticoso. Bello e faticoso come l’amore sa essere, come la strada alla sequela di Gesù spesso è.
p. Valentino Romagnoli
Fin da quando ero piccola, quando giocavo nel giardino del convento francescano di San Martino mentre i miei genitori andavano agli incontri dell’Ordine Francescano Secolare (OFS), ho sempre sentito parlare di “Essere Coppia Essere Fraternità” (ECEF). Gli stessi miei genitori, prima di sposarsi, hanno seguito questo percorso con frate Adriano – prima ancora che lui scrivesse il libro che fa da traccia alle nostre riflessioni mensili – poi sono stati per diversi anni tra le coppie animatrici. Sia loro che tutti i nostri amici o conoscenti che hanno seguito il percorso ne hanno sempre sottolineato i meriti e insistito su quanto poter prendere del tempo per riflettere su temi così fondanti per la vita matrimoniale avesse fatto bene alla loro coppia.
Quando sono partita per studiare a Parigi a 19 anni e soprattutto quando ho cominciato a capire che avrei probabilmente vissuto lì, in particolare dopo aver incontrato il mio fidanzato Vianney, non pensavo dunque in alcun modo che avrei avuto la fortuna di partecipare con lui ad ECEF. In Francia questo tipo di percorso è molto raro. Spesso si può cominciare un percorso di preparazione al matrimonio solo quando la data del matrimonio è già fissata, circa cinque o sei mesi prima. La preparazione dura pochi mesi e consiste in quattro o cinque incontri, la maggior parte con un sacerdote e solo uno o due con anche altre coppie di fidanzati e con coppie sposate da diversi anni. Noi non capivamo bene perché non ci fossero percorsi per giovani coppie: se si pensa che la persona che si ha a fianco potrebbe essere quella con cui si condividerà la vita non è mai troppo presto per porsi alcune domande essenziali, per sapere come l’altro veda il futuro, la vita di coppia, la vita famigliare, l’attività professionale…
In cosa consiste esattamente ECEF? È un percorso destinato alle coppie di fidanzati, ed il fatto che questo sia l’unico criterio per poter partecipare ci ha colpito fin da subito: non ci sono criteri di età, di durata della relazione; si può essere in una relazione iniziata da poco oppure già consolidata da tempo; si può avere in mente il momento in cui ci si vuole sposare, così come si può seguire il percorso quando la prospettiva del matrimonio è ancora lontana. ECEF è un percorso ciclico che dura due anni e prevede un incontro mensile, da settembre a giugno circa. Per ogni incontro c’è un tema diverso, sul quale le coppie sono invitate a riflettere nella settimana che precede l’incontro, attraverso la lettura del capitolo dedicato sul libro e attraverso un video di riflessione inviato da una delle coppie animatrici. I temi sono tanti e tutti fondamentali: Dio, la persona, le amicizie, il lavoro, l’impegno sociale e politico, l’apertura alla vita, l’ascolto, le famiglie di origine, la capacità di litigare, il matrimonio sacramento, e ne dimentico senz’altro molti altri. Ogni serata comincia con un momento di preghiera e di riflessione sui testi proposti e sul video inviato, poi ci si divide in gruppi più piccoli, ciascuno dei quali è animato da due o tre coppie di sposi. Inizia quindi il momento di condivisione, in cui ogni coppia è libera di esprimere le riflessioni e le emozioni che il tema ha suscitato in loro e in cui ci si trova a condividere sia le gioie e la bellezza dell’essere coppia che le sfide e le difficoltà che si incontrano. La diversità delle coppie e delle persone presenti, in termini di età, di professione, di provenienza e non solo, aiuta il dialogo e permette di vedere che altre coppie si trovano confrontate a difficoltà simili o si pongono le stesse domande, di imparare gli uni dagli altri, di portare a casa ogni volta spunti nuovi, nuovi modi di vedere le cose. L’ampiezza di questi temi e la profondità del confronto consentono un vero e libero discernimento per capire se si è la persona giusta per l’altro.
Per quanto riguarda me e Vianney, la pandemia ha messo alla prova la nostra relazione, così come forse quella di tante altre coppie. Ci ha costretto a stare diversi mesi a distanza perché abbiamo entrambi preferito rientrare nelle nostre famiglie, lui in Francia e io in Italia. Però – e non pensavo di ritrovarmi un giorno a ringraziare il Covid – è anche grazie ad esso se abbiamo potuto cominciare ECEF, visto che tutto si svolgeva a distanza e non importava dove ci si trovasse nel mondo. In un periodo piuttosto buio e dove tutti si sono sentiti un po’ soli ci ha fatto molto bene avere un progetto condiviso, avere un appuntamento mensile da preparare e da vivere insieme. Ci ha permesso di alzare lo sguardo al di là di quel presente poco rassicurante e di renderci conto che, anche se non sapevamo bene quando tutto sarebbe finito, ci sarebbe per forza stato un “dopo” che meritava di essere preparato e atteso con gioia.
Già da diversi mesi ormai, gli incontri hanno ricominciato ad essere fatti in presenza, ma a noi è stato permesso di continuare a seguirli online da Parigi. Questa modalità non è certo ottimale – non ci permette di vedere tutte le altre coppie, di alcuni conosciamo soltanto la forma del viso o il suono della voce, a volte la connessione salta lasciandoci per diversi secondi davanti ad un viso bloccato su un’espressione buffa – e sappiamo anche che ci lasciano continuare online solo nella speranza che noi esporteremo ECEF in Francia (è da un po’ che io e Vianney ci chiediamo quale sia la migliore traduzione di “Essere Coppia Essere Fraternità” e ancora non abbiamo raggiunto un’ipotesi che ci soddisfi). Ma almeno, seppur da remoto, abbiamo la possibilità di continuare ad interrogarci, individualmente e come coppia, per comprendere se e quanto l’idea di un futuro condiviso con l’altro possa soddisfare il nostro più profondo desiderio di vivere insieme come sposi, mettendo Dio al centro.
Papa Francesco dice, nell’Amoris Laetitia, che “l’amore è una relazione, una realtà che cresce, e possiamo anche dire a modo di esempio che si costruisce come una casa. E la casa si costruisce assieme, non da soli!”. Se dunque è vero che il matrimonio è una casa in costante costruzione, allora è meglio cominciare il cantiere gettando solide fondamenta. Sono proprio queste fondamenta che ECEF permette di costruire.
Margherita e Vianney
ECEF per noi, ECEF secondo noi
“Un percorso, non un corso”. Ci è stato detto sin da subito. E in effetti con ECEF abbiamo ricominciato a camminare, insieme, verso un’unica direzione. Ci siamo sposati il 2 ottobre 2021, all’età di 25 e 26 anni, dopo 9 anni di fidanzamento. Ci siamo messi insieme alle superiori e abbiamo deciso di iniziare ECEF perché dopo 5 anni la nostra relazione ha cominciato a vacillare. Eravamo diventati adulti e ci erano piombate addosso troppe cose nuove: alcune belle, altre meno e in ogni caso diverse.
È difficile credere che la storia delle superiori possa essere quella definitiva, eppure noi ci sentivamo che fosse così, perché i primi anni di fidanzamento, forse fin troppo rosei, ci avevano lasciato l’intuizione di un per sempre. Ma come ripartire? Da dove esattamente? Come discernere? Con un percorso nuovo. La descrizione del libro di ECEF diceva che l’obiettivo era “favorire il consolidamento delle basi per la vita di coppia”. Ci serviva quello.
In effetti un conto è sentirsi innamorati e lasciare che i progetti siano legati ai sentimenti, un conto è vedere nell’altro la propria vocazione, e un altro ancora è aderirvi, quotidianamente, a partire dal fidanzamento.
ECEF non è un semplice percorso prematrimoniale; non è una serie di incontri in cui si parla della vita di coppia; è un momento strutturato e sviluppato per far sì che una coppia si metta in gioco in tutti quegli argomenti che ciclicamente compaiono nella vita quotidiana: come comunichiamo? Che ruolo hanno le amicizie nella nostra vita? Le nostre famiglie di origine? I nostri lavori? Quali interessi, quali ambizioni, quali sfide economiche? Come gestiamo tutto questo? E i figli? E come litighiamo? Per cosa? Ma tu in cosa credi? Che ruolo ha Dio nella nostra vita?
La bellezza di questo percorso sta nell’elevare le persone sia da un punto di vista spirituale, che da un punto di vista altamente pratico. Le letture si mescolano agli interventi delle coppie guida e a quelli del frate stimolando il dubbio e la voglia di sviscerare in quel momento o in separata sede anche quegli argomenti che una coppia cerca di schivare per non rovinare lo “status quo”. Nessuno ad ECEF ti dice cosa devi fare. Si parte dalla parola di Dio e da quella di San Francesco sui temi che riguardano la vita di coppia: le Scritture hanno tanto da dirci su questo! Le coppie guida e le coppie di fidanzati (o di sposati, ci sono anche coppie che il cammino lo fanno dopo), condividono le loro esperienze, le loro fatiche, i loro strumenti, le loro gioie, i loro pensieri sui temi trattati.
Personalmente ci siamo sentiti spesso punzecchiati nel vivo dalle parole sentite nei mercoledì di Ecef; quei momenti sono stati utili per farci comprendere i limiti che avevamo nella nostra coppia: discuterne prima e dopo gli incontri ci ha aiutati a migliorare, supportati soprattutto dalle esperienze condivise dalle altre coppie nei vari momenti di confronto.
Il momento della divisione in gruppi è forse il più prezioso di questo percorso: ogni coppia può liberamente esprimersi esponendo dubbi, riflessioni, esperienze di vita passate; questo aiuta sia la coppia che espone nel decomprimere argomenti spinosi, sia le coppie in ascolto perché lì possono cogliere uno spunto o un aiuto per superare le proprie difficoltà. Ovviamente nessuno impone una condivisione intima nei momenti di confronto, ma è bello sapere che ciò che viene confidato nei gruppi viene anche custodito da tutti i componenti. Si instaura un rapporto di fiducia e spesso nascono anche delle bellissime amicizie. È bello non sentirsi soli nel provare delle difficoltà, ma la cosa più bella è vedere tante coppie che una volta al mese decidono di dedicarsi del tempo, sfidante e impegnativo, perché si prendono sul serio come persone e come coppie. Anche a costo di capire di dover fare scelte scomode (non tutte le coppie alla fine si sposano).
ECEF ti ricorda prima di tutto che la vita di coppia è una cosa seria. Non si può pensare di farsi bastare lo stare bene insieme. In questo senso, a posteriori, siamo molto grati di quel periodo di crisi del nostro fidanzamento, perché lì abbiamo iniziato a non stare più bene insieme e ad andare oltre, a cercare risposte. Ma prima di tutto servono le giuste domande. ECEF ce ne ha offerte una valanga, anzi, la giusta quantità.
Il percorso ci è piaciuto talmente tanto che sentivamo il desiderio di continuarlo. Sentivamo che fosse giusto per noi spenderci in questo servizio. Crediamo profondamente nel suo valore e nella sua utilità e volevamo dare una mano con la nostra voglia di ascoltare, raccontare, riflettere. Quindi all’inizio del nostro matrimonio, rifacciamo il percorso come supporto alle coppie guida.
Ad oggi abbiamo i nostri punti di riferimento nella nostra vita insieme ed è frutto del lavoro fatto nel fidanzamento anche e soprattutto grazie a ECEF. Pensiamo che per fare riuscire un matrimonio, la chiave sia il fidanzamento: che sia un mettersi in gioco, un non avere paura nel farsi domande, nel confrontarsi, nella coppia e con altri come coppia.
Noi tutti i giorni riprendiamo quelle domande, e rinnoviamo le nostre risposte o il nostro impegno a cercarle, se è necessario darne di nuove. E così, giorno dopo giorno, rinnoviamo il nostro sì.
Cecilia e Alberto
Un grazie da una coppia di animatori non più giovani
Come non essere riconoscenti al percorso di ECEF, a chi ne ha avuto l’intuizione (fr. Adriano Parenti) ed a chi ne ha sostenuto fattivamente l’iniziativa.
La nostra coppia fa parte del cammino di ECEF da oltre 20 anni, dopo circa una decina d’anni di incontri svolti a casa nostra con coppie di fidanzati inviati da alcuni fiduciosi sacerdoti della nostra diocesi.
Nel percorso a San Martino noi ci sentiamo da entrambe le parti: come coppia-guida e anche come coppia in formazione perché ogni volta è una crescita, un’occasione per aprire il cuore, le mente e la nostra vita di sposi al nuovo che il Signore ci propone, uno stimolo a rimanere in cammino…e Dio solo sa quanto sia importante rimanere in cammino!
Negli anni il “format” ha cambiato alcuni parametri fino ad arrivare al “tempo del covid” (le varie chiusure hanno reso il periodo abbastanza faticoso, ma non sono riuscite a interrompere il cammino ) anzi la necessità di riorganizzare le modalità di incontro ci hanno offerto uno spunto per migliorare e individuare una formula efficace, anche ora che gli incontri in presenza sono tornati possibili.
Ci piace prepararci ad ogni incontro come se fosse la prima volta in cui affrontiamo la tematica proposta ed ogni volta è sempre una sorpresa per come la condivisione nei gruppi assume aspetti nuovi, vivaci, profondi ed intimi.
Torniamo a casa “carichi”, pieni di entusiasmo, discutendo tra noi di quanto sia prezioso per la nostra coppia poter incontrare i giovani fidanzati nelle loro riflessioni, nei loro dubbi, nella passione, nella voglia e nella freschezza che ci mettono nel partecipare: nulla è lasciato al caso. Che bello!
Non di rado poi, il percorso, che riguarda gruppi, anche numerosi, di coppie di fidanzati diventa occasione per intessere legami di amicizia e per rispondere a richieste di accompagnamento personalizzato.
Tutte esperienze che ci fanno vivere quello che papa Francesco ha sottolineato più volte in AL (207) “…per le comunità cristiane …accompagnare il cammino di amore dei fidanzati è un bene per loro stesse.”
All’inizio di ogni anno ci diciamo di abbandonare l’esperienza di ECEF, che siamo troppo avanti di età per parlare a dei giovani e per tanto altro. Poi, dopo uno sguardo d’intesa, un sorrisino all’unisono… scoppiamo in un “ma perchè mai! Come potremmo fare senza la bellezza di questi incontri?” E così si ricomincia più carichi che mai.
Nel ringraziare il Signore di tutto ciò, auguriamo a noi e a tutti coloro che si “mettono in gioco” in questa esperienza un buon cammino.
Paolo e Antonella